Lucio Fontana

«Nelle pieghe del dibattito che divide l'arte italiana del Dopoguerra, tra richiami togliattiani all'ordine, assecondati dal neorealismo figurativo di Renato Guttuso, e provocazioni concettuali (Piero Manzoni che inscatola e numera la Merda d'artista), si impone un artista che mira a un'immagine pura, aerea, assoluta. Già alla Biennale di Venezia del 1949 Fontana attira la perplessità dei critici e il dileggio del pubblico con le tele bucate che chiama ''Concetti spaziali''».
Nel 1966, Fontana e l'architetto veneziano Carlo Scarpa ricevono il premio per la migliore sala Biennale realizzata. Si tratta di una sala con un ingresso ovale - simbolo di fine, ma anche di nascita - che ospitava otto tele bianche con taglio centrale, che lui stesso denominava '''Attese''
Le tele bianche, ''monocrome'', segnano un'unica traccia di una trascendenza - rispetto alla fisicità - diventando quasi uno spettacolo. L'ultima sua opera, invece, è un percorso labirintico che, alla fine, presenta un unico taglio bianco sulla parete centrale, come fosse una rivelazione improvvisa. Il significato attribuito da Fontana era ''simbolico'', dal momento in cui l'osservatore si avvicina e trova delle corrispondenze con suoi pensieri e teorie. Il taglio diagonale, frequente nelle sue opere, trova un'assonanza con un'opera di Piero Della Francesca, in cui, la diagonale nella veste blu della madonna richiama la funzione materna e, simbolicamente, passa da una ''dimensione descrittiva'' a una ''spirituale'' e universale. E' rilevante notare che, prima che Fontana facesse un buco in una tavola, Filippo Brunelleschi aveva compiuto il medesimo gesto, per capire e rappresentare la prospettiva . da Wikipedia
-
1
-
2Pubblicazione 2019Altri autori: “...Fontana, Lucio...”
Collocazione: BK2 Piene, Otto BG-Hb 0716/2019GLibro -
3Pubblicazione 2020Altri autori: “...Fontana, Lucio...”
Collocazione: BK3d Italien/Rivoli/Castello di Rivoli BG-Hb 0645/2021TLibro